La Storia e una famiglia imbevuta di passione e ideali

Il ritorno de “Il gioco dei regni” di Clara Sereni, per Giunti, è l’occasione per rileggere un libro unico che, indugiando su percorsi umani e politici, racconta la Roma ebraica, la Russia rivoluzionaria e la nascita dello Stato di Israele, le guerre mondiali, le disumane nefandezze del fascismo e del nazismo, l’illusione del comunismo. Tre fratelli, così uguali e così diversi, sono al centro della scena, ma non solo, c’è una spina dorsale femminile che fa la differenza…

Commovente e struggente, ma non consolatorio. Epico e intimo. Torna uno dei libri italiani più importanti degli ultimi decenni, uno di quelli che bisognerebbe leggere a qualunque età, consigliare anche fra le letture estive, regalare a Natale, per il compleanno, per qualsiasi ricorrenza, o senza nessuna ricorrenza. Torna ed è una benedizione, per chi legge e per chi scrive, c’è da abbeverarsene, perché trabocca d’amore e umanità.

Due destini

L’ha scritto Clara Sereni, solidissima narratrice che sa arrivare nelle pieghe della vita e della storia, attraverso una storia familiare, frutto di due destini, quello del padre Mimmo, cresciuto in una famiglia ebrea romana, e quello della madre Xenia Silberberg, nata da genitori russi (segni particolari: rivoluzionari…). Il gioco dei regni (537 pagine, 15 euro) torna a casa, ovvero è stato meritoriamente ripubblicato dall’editore Giunti, che l’aveva proposto in prima edizione nel 1993 e adesso lo manda di nuovo in libreria, con una bella prefazione di Marino Sinibaldi.

Tra vincitori e vinti, carnefici e vittime

La vita quotidiana di una famiglia si intreccia con i luoghi e gli eventi della Storia del Novecento, con un’epoca e con i suoi sogni, anche spezzati. Una moltitudine di personaggi, imbevuti di passione e di ideali (questi sconosciuti, nel presente), lungo tre generazioni danno vita a un intreccio di vicende tragiche e complesse, svelato da racconti, documenti e lettere autentiche. Il gioco dei regni è uno dei passatempi preferiti dei tre fratelli sereni, Enrico (morto prematuramente), il socialista e sionista Enzo ed Emilio (chiamato Mimmo, cioè il padre dell’autrice), quest’ultimo dirigente di spicco del Pci, scomparso nel 1977. Dal gioco d’infanzia condiviso con i cugini (i Pontecorvo, i Milano, gli Ascarelli) alle esistenze turbinose (esemplari e collettive, se si pensa che furono condivise da un pezzo importante di compagni di avventure e sventure) il passo non è breve, ma apre un mondo di storie. Che indugiando sui percorsi umani e politici dei tanti personaggi, su vincitori e vinti, su carnefici e vittime, racconta la Roma ebraica, la Russia rivoluzionaria e la nascita dello Stato di Israele, le guerre mondiali, le disumane nefandezze del fascismo e del nazismo, l’illusione del comunismo con le sue zone oscure e tragiche, a cominciare dallo stalinismo.

Dare forma al caos e la centralità delle donne

Per Clara Sereni questo volumone sarà stato un tentativo, in gran parte riuscito, di dare forma al caos. Per chi legge l’occasione di immergersi in un libro quasi unico, che non è invecchiato dopo ventiquattro anni. A cominciare dallo splendido personaggio di Xenia – forse inaspettatamente visto i tre fratelli Sereni, uguali ma così diversi, hanno un ruolo fondamentale – la spina dorsale del romanzo è femminile. Non solo Xenia, ma le altre donne della storia, anche quelle più marginali, vivono di audacia, emozioni e contraddizioni, madri e figlie sono esempi irriducibili di amori tanto più forti, perché accettano sfide in un mondo sconvolto dalle ideologie e dalle guerre. Si battono e sono loro che fanno la differenza…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *