Due ricchi gemelli, un quadro da ritrovare e un bellissimo enigma che fino alla fine non darà pace ai più curiosi sono al centro di “Negli occhi di chi guarda” di Marco Malvaldi. Non mancano le scoperte macabre, ma il tono dello scrittore toscano stempererebbe qualsiasi storia gotica…
Avete voglia di un gustoso mistero da risolvere, strutturato sul solido schema del giallo all’inglese, ma al contempo raccontato con uno humor tutto italiano, anzi, toscano? Se è così, il nuovo romanzo di Marco Malvaldi targato Sellerio, Negli occhi di chi guarda (274 pagine, 14 euro), fa proprio al caso vostro.
Tra il mistero e il comico
Siamo in Toscana, in una lussuosa tenuta ricca di verde, dove il bosco di querce guarda sul mare e dove si articola un sistema di residenze che dà ospitalità a una congerie di personaggi da fare invidia a un giallo à la Agatha Christie. Al centro del palcoscenico, due ricchi gemelli, Alfredo e Zeno Cavalcanti, proprietari della tenuta di famiglia. Alfredo è un broker, vive a Milano, ha subito una grossa crisi finanziaria e detesta Poggio alle ghiande. Zeno invece non si è mai mosso da casa, dove ha allestito il suo gioiello, la collezione d’arte che mostra con fierezza e orgoglio ai suoi ospiti.
Ecco il primo dato sensibile per il mistero che arriverà: c’è un quadro da ritrovare, un Ligabue di cui tanto si è parlato, ma che nessuno ha mai visto. A dare voce ai sospetti è uno dei personaggi di questa commedia un po’ mistery e un po’ comica, Raimondo, domestico presso la tenuta di Poggio alle ghiande, uscito da un manicomio decenni prima. Se il pazzo c’è davvero, tutti gli altri personaggi non sono da meno. Come sua abitudine (accadeva anche in Buchi nella sabbia), Malvaldi ce ne fornisce accurata descrizione bozzettistica in apertura di libro. Come a dire: lettore, accomodati, queste sono le figure che vedrai muoversi in scena. Ognuno ha una storia che lo ha portato lì e lo farà muovere, un carattere, relazioni più o meno visibili, e in quanto a quelle invisibili, in un giallo si sa (e Malvaldi lo ricorda anche a chi legge): c’è da aspettarsi di tutto. Gli intrighi e le inaspettate nonché macabre e delittuose scoperte arriveranno in quantità, quel tanto da allertare prima un solerte agente della Forestale, e poi la questura, detentrice classica di ogni indagine per omicidio che si rispetti.
Una lettura irresistibile
Per quanto la morte irrompa, e anche in modi bruschi, in una vicenda che muovendosi all’interno di una tenuta e dei suoi abitanti e affittuari ha a che fare con questioni di vendita della proprietà e profitto, il tono di Malvaldi riuscirebbe a stemperare anche la più gotica delle storie, e dunque ottiene di alleggerire i toni anche di questo intrigo. Non significa che l’intreccio del giallo ne soffra, anzi, per gli appassionati lettori risolutori di casi, questo romanzo di inglese e classica non ha solo l’ambientazione e il cast di personaggi – ciascuno un tipo umano – ma anche la trama: un bellissimo enigma che fino alle ultime pagine non darà pace ai più curiosi.
La lettura appassionata è garantita, non solo perché tutti i misteri attirano inesorabili verso il finale, ma anche perché se lo fanno con la verve e l’accento toscano di un autore come Malvaldi, risultano irresistibili per chiunque. Forse anche per lo scrittore stesso, che, ci sarebbe da scommetterlo, pare essersi divertito un mondo ad allestire la tragicommedia che mette in scena per un lettore al quale richiede una malizia letteraria ben allenata. Parte irrinunciabile del piacere letterario dei romanzi di Marco Malvaldi è infatti anche quello di riconoscere la voce dell’autore che solletica, richiama, scherza e scuote per il braccio raccomandandosi di fare attenzione a dettagli importanti, cercando la complicità delle battute e dei sottintesi. Ce n’è persino uno esplicito, ormai quasi da classico di casa Sellerio, a uno dei personaggi che stanno segnando la storia della casa editrice palermitana e che fa un riferimento ironico e occhieggiante a un vicequestore romano che a molti risulterà familiare. E poi c’è il richiamo al giallo classico, nell’immancabile figura di Nero Wolfe, letto con il massimo del gusto e del piacere niente meno che alla spiaggia, il luogo ideale per distrarsi con una storia di misteri ma soprattutto con un personaggio magistrale intrecciato dal suo autore con tanta, tantissima ironia, caratteristica che del resto lo accomuna ai personaggi di questo romanzo.
Occhi, sensi e sguardi
Per chi, avvezzo ai dettagli extratestuali, avesse anche dimestichezza con la biografia dell’autore, in Negli occhi di chi guarda c’è tanta chimica, disciplina prediletta da Malvaldi. Molecole, meccanismi, genetica, distillati e sensi, dalla vista, che già predomina fin dal titolo, all’olfatto: questa storia è quasi uno spaccato di laboratorio dove osservare esperimenti e reazioni. Un ambiente, quello della scienza e del suo metodo, di cui sanno molto Piergiorgio e Margherita, i protagonisti che, come non manca di sottolineare l’autore, sono anche ricercatori, una professione affatto banale, e affatto casuale, dal momento che saranno poi idealmente loro a tenere i fili dell’indagine. E del resto il riferimento al titolo calza proprio bene a loro due, coinvolti in una delle sotto-trame romantiche del romanzo, tanto da poter giustificare una delle nuance del titolo: Negli occhi di chi guarda, che nasconde dietro di sé il senso della soluzione del giallo, ma anche certi irresistibili occhi di innamorati.
Un perfetto meccanismo testuale
Due gemelli e due delitti, un quadro misterioso e una tomba etrusca nascosta, coppie e segreti tra commedianti raccolti intorno alla vicenda che via via si fa sempre più complessa e svela carte, chiarisce legami e implicazioni, nel chiaro stile del romanzo giallo. Però c’è anche spazio per un viaggio in treno, una gita in moto, una cena in pizzeria, un pomeriggio al mare. Insomma, per la vita quotidiana, nella sua dimensione più leggera, fresca e piacevole. Perché in fondo questo romanzo è un gioco, lo sa l’autore, e lo riconosce presto anche il lettore: un perfetto meccanismo testuale in cui lasciarsi scivolare per qualche piacevolissima ora, immersi con un pizzico di tensione, un pizzico di curiosità e una spruzzata di complicità a perfetto agio. Uno dopo l’altro sfilano i personaggi pronti a salire sul palco, recitano la propria parte e tornano tranquilli nel mondo letterario di Poggio alle ghiande. Naturalmente, non dopo essersi presi un applauso vivo da parte del pubblico. Perché per quanto sia chiara la fiction, e per quanto quella voce dall’accento toscano provi in tutti i modi a indicarci la consistenza di carta delle pagine, e l’inconsistenza materiale di quelle figure, questo libro di Malvaldi agguanta l’attenzione, e trascina col sorriso dentro al mondo della storia. Un gioco chiaro, di raffinati meccanismi del poliziesco e di gradevolissimi congegni testuali: non potrà non conquistare.