“La vita, se altro si dice” di Massimiliano Timpano, pubblicato da Bompiani, è la reinvenzione letteraria della fine di Giacomo Leopardi. Morto non di colera a Napoli, ma in Francia, dopo aver assaporato amore, paternità e pace
Il problema è che tutti amiamo Giacomo Leopardi: lo amiamo furiosamente, disperatamente, studenti e insegnanti, amanti e amati, solitari e non. Hanno indagato, rovistato, tutti, tra le sue poesie e nelle pieghe della sua vita, da Marcello D’Orta a Pietro Citati, da Fabrizio Patriarca a Gilda Policastro. Lo amano lettori e scrittori. Gli scrittori lo amano così tanto, da volergli spesso riservare un altro destino, da strapparlo alla morte o regalargliene qualcuna di più dolce, addirittura provano a gettarlo nelle braccia della vita perché la vita si prenda cura di lui. D’Avenia da mesi sta riempiendo i teatri, parlando di Giacomo Leopardi! E Michele Mari e Zaccuri hanno ricavato finissima materia romanzesca, giocando con la sua biografia. Anche all’esempio di Zaccuri fa riferimento Massimiliano Timpano, nelle note finali de La vita, se altro si dice (172 pagine, 13 euro), libro prezioso, quasi passato inosservato, ingiustamente.
Un falso funerale
Pubblicato da Bompiani, il racconto di Timpano – con un moderno montaggio dei piani temporali – non può che restituire un genio sofferente nella sua parentesi napoletana, e per di più circondato da qualche cattivo consigliere (ad esempio il patriota Antonio Ranieri, figura a dir poco ambigua anche nella realtà storica…), da amici che vorrebbero approfittare della sua debolezza per accaparrarsi le sue ricchezze, anche quelle future. Ma accende la fantasia, il racconto, quando si tratta di condurre Giacomo Leopardi – in barba alla reale morte per colera – in luoghi che mai gli appartennero in vita e che, su carta, gli restituiscono un po’ di vita. Gli amici veri inscenano le esequie del poeta di Recanati e lui, portandosi dietro acciacchi fisici e dolori interiori, si dà alla fuga, approda in Francia, a Saint Malo, rocambolescamente.
Salvato, curato, amato
Salvato, curato, amato in terra straniera (a Parigi l’avrebbe voluto, davvero, l’amico Luigi de Sinner), Leopardi si abbandona alle braccia della bella Josephine, a cui chiede in fin di vita se l’ha resa felice e con cui vive l’amore pienamente, tanto da lasciarle un figlio Torquato Tadou. La dolcezza dell’andamento linguistico con cui Timpano dipana La vita, se altro si dice va di pari passo con un puzzle che mescola, in modo originale, avventura, personaggi sgangherati, allegria e dolore, sentimenti vivi e una pace compiutamente regalata al poeta : un libro da assaporare lentamente e da tenere a portata di mano, per rileggerlo, e sorridere con Leopardi delle cose belle che ci sono tra le sue pagine.