Biografia, confessione privata e anche autobiografia, “A passeggio con John Keats”, pubblicato postumo, è l’ennesima dimostrazione della versatilità di Cortazar: un’improvvisazione jazz, un dialogo col cuore del poeta inglese che dimostra il romanticismo di entrambi, che consiste nella moltiplicazione contemporanea dei punti di vista, nella rinuncia a certa razionalità, nel virare verso il simbolismo e tutto ciò che è fantastico
Quasi tutte le case editrici hanno un’anima alta e un’anima pop. La prima arricchisce il catalogo, la seconda le casse, in linea di massima. Nella casa editrice Fazi, come in poche altre, la distanza fra le due polarità è siderale, siamo ai livelli della Mondadori, forse malcelato modello del deus ex machina Elido. C’è stato il pop dei Cento colpi di spazzola… di Melissa P. e quello dei vampiri di Stephenie Meyer, da una parte, e dall’altra libri di Gore Vidal, Boris Pahor ed Elizabeth Strout, pubblicata ben prima del boom e della vittoria del Pulitzer, e ancora Stoner di John Williams. E adesso c’è anche Julio Cortázar, ospitato in una collana raffinata, “Campo dei Fiori”, con un libro portentoso e poco incasellabile, scritto negli anni Cinquanta, che in spagnolo era stato pubblicato da Alfaguara diciotto anni fa. L’ultimo volume di una sterminata bibliografia, che lo stesso autore argentino volle postumo, è A passeggio con John Keats (666 pagine, 15,90 euro), tradotto da Elisabetta Vaccaro e Barbara Turitto. Ed era forse inevitabile che questo mastodontico gioiello – piuttosto esigente e generoso con chi lo legge – vedesse la luce grazie a Elido Fazi, che da scrittore qualche anno fa ha dedicato al poeta inglese un libro, Bright Star. La vita autentica di John Keats, e ne ha anche tradotto negli anni Novanta La caduta di Iperione, forse la gemma più matura della produzione dell’autore inglese; in questo volume Fazi rende in italiano alcune delle poesie di Keats.
La versatilità e uno scientifico caos
Un po’ biografia, un po’ dialogo a distanza, un po’ confessione privata e anche autobiografia, A passeggio con John Keats è l’ennesima dimostrazione della versatilità di Cortazar, argentino dal cuore europeo (nato accidentalmente a Bruxelles, ma poi fuggito dalla sua patria in mano a Perón), che già nelle prime pagine illustra il programmatico disordine delle sue pagine (con tanto di consiglio di saltare più di centocinquanta pagine per conoscere qualcosa in più dell’amore tra Keats e Fanny Brawne), uno scientifico caos (a cominciare da certe righe… spezzate), che non manca di fare capolino anche in molte altre sue opere. Poco incline a salamelecchi e regole, sovversivo per eccellenza, Cortazar avverte anche che scriverà «di un passato con linguaggio di presente», ennesima affinità col suo poeta e forma di fedeltà, complicità senza intellettualismi: «… farò una pessima figura sia con i guardiani di tombe sia con i sostenitori del bebop», come Keats, lettore vorace e autodidatta al pari di Cortazar, «aveva l’attitudine spaventosa di fare cattiva figura con tutti nella repubblica letteraria». Come Keats («Per essere se stesso non gli occorse l’eternità»), più di Keats, Cortázar, suo debitore, è profondamente romantico e questa opera frammentaria, eppure matura, lo dimostra.
Anti-accademia, immaginazione e fantastico
Tra le pagine s’intrecciano ricordi personali, episodi della vita del poeta (che chiama talvolta semplicemente “John”), suoi spaccati epistolari, ed erudite considerazioni strettamente letterarie, anche se non mediante strumenti classici di critica, perché Cortázar è anti-accademia allo stato puro. E il romanticismo di entrambi – in barba alle consuetudini su ciò che passa per essere “romanticismo” – si concretizza nell’abbandono al potere creativo dell’immaginazione, nella natura camaleontica e nella moltiplicazione contemporanea dei punti di vista, nella rinuncia a certa razionalità, nel virare verso il simbolismo e tutto ciò che è fantastico. Fra digressioni e non lineari passeggiate nella memoria che compongono questo zibaldone arriva anche una conclusione: Keats – poeta dal messaggio solare che si contrappone a Coleridge e Byron – è scrittore da tasca, «dove si mettono le cose che contano, le mani, i soldi, il fazzoletto. Una tasca è la cosa essenziale che l’uomo porta sempre con sé: occorre scegliere ciò che è imprescindibile, e solo un poeta vi può entrare».
Un impeto da godersi
La scrittura di Cortazar, ultimo dei romantici, resta un impeto da godersi, un’improvvisazione jazz che si espande, una voce che squarcia il silenzio e non può restare inascoltata. In A passeggio con John Keats si arriva al cuore del mondo interiore del poeta inglese, in un dialogo a distanza che affianca e mette sullo stesso piano i viaggi giovanili di Cortazar in Cile con quelli di Keats attraverso la Scozia, l’Italia, percorsa in lungo e largo, e certi scorci inglesi, che l’autore argentino conosce solo per averne letto.
È possibile acquistare questo volume in libreria o a questo link