“Quasi mai” del messicano Daniele Sada è una polifonia massimalista. Nelle avventure dell’antieroe Demetrio Sordo, di professione agronomo, ci sono tanti libri in uno. Demetrio, lavoratore grigio e solitario, è la sintesi perfetta dell’uomo inquieto e insoddisfatto; le donne con cui avrà a che fare gli colorano l’esistenza
Se Juan Rulfo è un placido ruscelletto – di qualità inaudita e suprema, beninteso – il suo connazionale Daniel Sada è una fragorosa cascata, inarrestabile. È possibile scoprire il messicano Sada grazie a una raffinata casa editrice, Del Vecchio, che ha sede a Roma, è sul mercato da sette anni, e programmaticamente si rivolge a lettori forti, con un catalogo in cui spiccano gemme assortite, tra classici moderni del romanzo, short stories e raccolte poetiche, tutti testi con una cura editoriale e del paratesto decisamente al di sopra della norma.
Alternanza di registri e andamento musicale
Grazie a Del Vecchio, Sada – amato da Fuentes e Bolaño, cioè due autori distanti per stile, gusto, ideologie, messi d’accordo però dal suo talento – è stato pubblicato per la prima volta in Italia, con un suo romanzo piuttosto imponente e significativo, Quasi mai (437 pagine, 16,50 euro), nella traduzione dell’ispanista Carlo Alberto Montalto. Soffermarsi brevemente sullo spessore della versione in lingua italiana significa dare atto della bella prova di Montalto, perché il romanzo di Sada è uno di quelli sorretti da una trama tutto sommato scorrevole, ma in cui lo stile è protagonista assoluto. “Quasi mai” è apparso in lingua originale nel 2008, tre anni prima della morte del suo autore, scomparso a 58 anni, probabilmente all’apice della propria carriera, con tanto di riconoscimenti internazionali; ha anche avuto una certa fortuna negli Stati Uniti, tra i cento libri più belli del 2012 per il New York Times. I paragoni con Juan Rulfo, in termini di affinità, per Sada sembrano esagerati: la sua letteratura – decisamente meno tragica e malinconica – è più vicina a quella del brasiliano Joao Guimaraes Rosa o dell’uruguayano Juan Carlos Onetti o, ancor più, a quella del cubano Guillermo Cabrera Infante. La traduzione del suo primo romanzo che arriva nelle librerie di casa nostra rende merito alla ricerca linguistica di Sada: l’alternanza di registri, la barocca esuberanza lessicale, la ricerca maniacale delle singole parole – colte o “basse” – di ogni frase, la resa fedele della “voce” del testo originale, tra flussi di coscienza, frasi sospese, domande retoriche, discorsi indiretti liberi, divagazioni, e l’andamento musicale di quasi ogni proposizione.
Romanzo erotico, satirico e grottesco
La vicenda narrata da Sada in “Quasi mai” si svolge alla fine degli anni Quaranta, dopo la seconda guerra mondiale, in un angolo del mondo che ha meno devastate macerie dell’Europa o di altri campi di battaglia. Nelle avventure dell’antieroe Demetrio Sordo, di professione agronomo, ci sono tanti libri in uno: uno studio della vita di provincia – osservata con sguardo tenero – un romanzo erotico (a cominciare dal fulminante incipit sul sesso e dalla “dipendenza” di Demetrio per la prostituta Mireya), un testo divertente e satirico – il machismo è fatto a pezzi, certo cattolicesimo ipocrita idem – grottesco, se non bastasse tutto il resto. Uno sguardo obliquo, una boccata d’aria fresca, qualcosa di veramente innovativo, fra tanti “a lupo, a lupo” su presunti fenomeni, in Italia e all’estero.
La carnale Mireya, la pudica Renata
La prostituta Mireya e la fidanzata Renata sono i vertici dell’ondeggiare sentimentale di Demetrio, un libertino (che sfugge alla monotonia del suo lavoro in un ranch di Oaxaca) atteso da un lieto fine, che rivolge le sue attenzioni prima alla “carnale” Mireya, poi – dopo la partecipazione, in compagnia della madre Telma, a un matrimonio a Sacramento – alla pudica Renata, corteggiata anche con lettere, donne di un particolarissimo triangolo che costituiranno il suo dilemma, quello tra il sesso smodato e senza tabù della prostituta e l’amore romantico di chi lo tiene a distanza e nemmeno si fa sfiorare. Demetrio, lavoratore grigio e solitario, è la sintesi perfetta dell’uomo inquieto e insoddisfatto, inetto e incerto; le donne con cui avrà a che fare – perfino la madre e la zia – gli coloreranno l’esistenza.
Parole vertiginose cesellate con rigore
La storia di Quasi mai è godibile e divertente – inizialmente e all’apparenza nemmeno troppo lontana da una tragicomica telenovela – i personaggi costruiti minuziosamente, ma a fare la differenza è lo stile fertile, debordante e lussureggiante, in cui convivono raffinatezza ed esuberanza, un flusso di parole vertiginoso e ritmato, melodico a tratti, solo esteriormente caotico, eppure cesellato con rigore e precisione, padronanza e accuratezza, sempre, anche nelle oscenità. Il risultato è una polifonia massimalista, che ha poco da spartire col minimalismo di Rulfo, ma che come le pagine dell’autore di Pedro Paramo è una meraviglia. La speranza è che sia appena l’inizio, per Sada, in Italia.