Odissee e sogni degli sradicati di Santiago Gamboa nel suo “Preghiere notturne”. Un console colombiano, a Bangkok, raccoglie la testimonianza di un giovane connazionale in prigione che gli chiede di rintracciare la sorella Juana. Uno spaccato di una contemporaneità febbrile e rocambolesca: fra turismo sessuale e narcotraffico, oscurantismo religioso e politico
Non ci sarà un briciolo di obiettività in queste quattromilacinquecento e rotte battute. Piuttosto qualche superlativo. Siamo nei pressi del fanatismo, qui, per il colombiano Santiago Gamboa, autore che dalla “palestra” dei noir di pregevole fattura è giunto, con esiti altissimi, fuori dal sentiero del genere, al trionfo dell’intreccio puro, che esalta quelli che amano entrare in una bolla e leggere, dimenticando – per mezzora o una notte – il mondo. Preghiere notturne (306 pagine, 19 euro) è l’ultimo frutto della sua produzione, edito ancora dalla casa romana e/o, che nel 2011 aveva rilanciato in Italia il nome di Gamboa, pubblicando il magnifico Morte di un biografo, tradotto come l’ultimo da Raul Schenardi.
Amare le storie, amare la vita
In Morte di un biografo si leggeva: «Tutti noi dovremmo scrivere così: come se le nostre parole fossero destinate a un pilota che nel cuore della notte lotta in solitudine, contro una violenta bufera». E l’autore sudamericano sembra davvero tradurre in realtà quest’auspicio, con la sua solita ipnotica incalzante narrazione e personaggi sradicati e itineranti, che nutrono le loro anime di illusioni e provano a far sì che non siano solo sogni. Ogni lettore sarà appagato e potrà trovare un pezzo di sé in Preghiere notturne, cercare verità, pensare a quello che ha perduto, comprendere che amare le storie significa amare la vita.
Storia d’amore irrituale più che noir
Tra queste pagine di Gamboa spira amore per la letteratura e l’arte, capace di crescere anche tra le spire di brutalità e violenza, contraddizione e diseguaglianza sociale. E c’è un ampio spettro di interessi e temi, dal turismo sessuale al narcotraffico, dall’oscurantismo religioso a quello politico: uno spaccato di una contemporaneità febbrile e rocambolesca, che comunque si discosta – come sempre in Gamboa – dalle strade del realismo magico e, per certi versi, perfino dal Sud America, perché lo scrittore colombiano è ormai uomo del mondo a tutto tondo. E, da consumatissimo e solido narratore, ha costruito l’ennesima storia in equilibrio fra dramma e leggerezza: più storia d’amore, seppure irrituale, che noir, come dice un paio di volte uno dei protagonisti.
Dalla Colombia al mondo
Pezzi dell’autore, probabilmente, in Preghiere notturne si nascondono nel console colombiano in India, una sorta di alter-ego (lo scrittore ha avuto davvero incarichi diplomatici, l’America Latina ha sempre amato esportare ambasciatori letterati, il messicano Fuentes, il cileno Neruda, il guatemalteco Paz…) che raccoglie la lunga testimonianza del connazionale Manuel Manrique, studente di filosofia e graffitaro, finito in carcere a Bangkok, e fa di tutto per rintracciare Juana, amatissima sorella di Manuel, che sembra sparita nel nulla. C’è anche un’altra voce, quella dei Monologhi di Inter-neta, intermezzi che stemperano un po’ il bel ritmo delle storie, unico appunto possibile a questo bellissimo romanzo. Le poche luci e tante ombre della storia recente della Colombia – quelli della presidenza del reazionario Uribe, con vaste complicità fra istituzioni e paramilitari – sono solo un antipasto di Preghiere notturne, che poi si dipana attraverso i personaggi principali in vari luoghi, specie dell’Asia, tra Nuova Delhi e Tokyo, Bangkok e Teheran.
Un sentimento esclusivo
I protagonisti – fratello e sorella, legati da un sentimento esclusivo – crescono in un gretto ambiente familiare, tra genitori che non s’accorgono del clima sociale e politico che hanno attorno, anzi quasi venerano Uribe. Sognano tutt’altro, Manuel e Juana, hanno aspirazioni grandi come il mondo e la sorella maggiore vorrebbe proteggere Manuel, farlo studiare all’estero, dargli un futuro migliore. Proverà a farlo, ma sconvolgendo irreparabilmente la vita di entrambi. E coinvolgendo il console, a cui Manuel – in prigione, dove rischia la pena di morte per possesso di stupefacenti, ma è innocente – si ritroverà a raccontare la propria vita, mentre il diplomatico farà di tutto per tirarlo fuori e ritrovare la sorella. La bellissima Juana sembra come inghiottita in una delle storiacce dei desaparecidos che hanno insanguinato anche la Colombia. Le cose, però, non stanno esattamente così: lotta politica e guadagni facili si intrecciano in un vortice che allontana la ragazza dal fratello, fisicamente e dall’intento di dargli una mano. Manuel prova a mettersi sulle sue tracce, ma è solo l’inizio di una lunga serie di peripezie. Mentre lui è dietro le sbarre, il console, con l’aiuto di una diplomatica messicana, riuscirà a trovare Juana, con esiti imprevedibili, amari e misteriosi. Ma non forse non definitivi, a giudicare dall’ultima pagina…