Un dibattito tra alcuni dei protagonisti dei blog letterari italiani all’Arena Robinson di Più Libri Più Liberi 2019. Un confronto e una riflessione su una scrittura che dal virtuale arriva, ogni giorno, al reale grazie a un lavoro costante
«I blog non sono un prodotto giornalistico, sono commenti, opinioni su fatti in genere noti». Era il 2013 e a parlare era Lucia Annunziata che presentava la versione italiana dell’Huffington Post. Mesi prima Peter Stothard sosteneva che l’ascesa dei blog letterari avrebbe danneggiato la letteratura abbassando il livello della critica. Abituati a scenari distopici probabilmente frutto di una complessità culturale non ben definita che investe molti aspetti del quotidiano, capita che perdiamo di vista alcuni spazi che vivono in un contemporaneo in continuo mutamento tecnologico e artistico. Se da un lato il cambiamento di paradigma ha favorito una presa di coscienza maggiore nei confronti delle affermazioni sopra riportate, è altresì vero che il panorama della critica letteraria italiana ha visto fiorire, negli ultimi anni, luoghi virtuali che si prendono il lusso di raccontare i libri, riflettere sugli snodi narrativi, argomentare le scelte delle case editrici, seguire i premi letterari e conoscere gli autori.
La costruzione di una comunità
Il senso di costruzione di una comunità diventa forte soprattutto quando si parla di libri. Dopotutto le parole sono il sostrato comunicativo e conoscitivo, gli strumenti attraverso i quali entriamo in relazione con l’Altro (e talvolta con noi stessi). Ce lo insegna Marco Balzano nel suo libro Le parole sono importanti, Dove nascono e cosa raccontano edito quest’anno da Einaudi, ma potrei anche citare alcune riflessioni di stampo lacaniano che ritroviamo nelle recenti dichiarazioni rilasciate da Recalcati. Questa atmosfera di creazione di una comunità al di là dei confini mediatici e professionali, un’atmosfera basata sulla riflessione creativa e sul confronto appassionato la ritroviamo in molti blog letterari, spazi virtuali che creano un panorama critico letterari variegato e multiforme.
Arena Robinson
Ogni blog letterario ha una sua storia e mira a creare un’esperienza nel lettore. Questo è stato il punto di partenza di uno dei dibattiti all’interno della diciottesima edizione di Più Libri Più Liberi, Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che si svolge in questi giorni presso la Nuvola dell’Eur a Roma. Ad ospitare e organizzare il dibattito sulla critica e i blog letterari, il quotidiano Repubblica all’interno del suo spazio Arena Robinson. La giornalista Maria Anna Patti firma di @CasaLettori di Robinson Repubblica ha dialogato con Giuditta Casale in arte Giuditta_Legge, Marzia Giansante di Libroete, Vincenzo Barometro, alias Letteratume, Antonella Sbrilli docente universitaria fondatrice di Diconodioggi e la sottoscritta. Ha preso parte al dibattito anche la redazione del blog letterario SoloLibri.net.
Lettori appassionati
Non sempre addetti ai lavori, non sempre critici ma sicuramente lettori appassionati, come si è definita la stessa Giuditta Casale (il nome del suo blog ricorda la sua passione). Appassionati d’arte e di letteratura che hanno trasposto, nel tempo, la propria professione sui social network come la docente universitaria Antonella Sbrilli fondatrice del progetto editoriale Diconodioggi: «accanto al tempo del calendario, esiste un tempo inventato dagli scrittori. Giorni immaginati scorrono nelle pagine della letteratura e si sovrappongono al tempo reale. Nell’universo della finzione narrativa, anche il tempo è fatto di una stoffa diversa. I giorni – isolati, raccontati – acquistano un significato speciale» come recita il suo sito. Abbiamo anche recensori in camice bianco come Marzia Giansante che nella vita è una psichiatra ma trova sempre il tempo per una lettura approfondita che poi racconta da un punto di vista psicologico sul suo blog. E poi c’è chi utilizza Medium come piattaforma per arrivare al vasto pubblico: è il caso di Vincenzo Barometro (Letteratume).
Un’editoria libraria polimorfa
Ognuno di noi ha trovato, negli anni, una propria linea comunicativa e delle piattaforme social preferenziali per raccontare un panorama editoriale che ha abbandonato le logiche della promozione culturale tipiche degli anni Ottanta e Novanta, per abbracciare un’editoria libraria polimorfa. Giocando su questa affascinante capacità mutevole, ogni blogger, chiamato a dire la sua dalla giornalista Maria Anna Patti, ha raccontato le modalità di una scrittura che dal virtuale arriva, ogni giorno, al reale grazie a un lavoro costante, produttivo e sinergico con gli uffici stampa e le case editrici con l’unico obiettivo di diffondere e promuovere la bellezza insita nei libri abbattendo i confini geografici e ipotetici.